LIBRO 117 I
PROLOGO
……..ma , se vi direte: – io sto parlando di tutto! – un brivido terribile le scandirà fra le piu’ alte.
Farfalla Psiche, a te prego: mia musa! Se sia il caso d’avere un’anima. Ma ne vorrei due o mille, se potessi e prenderei le vostre, se le gettate.
La colpa crudele di ravvivare supererebbe finalmente quella dolce di lasciar morire. Vi chiedo se complici / volete essermi al delitto / di ravvivare la vita; e per le grate di pagine che erano bianche, farsi accompagnare. Chiedo al passato se il futuro: e a voi se inventate un futuro che meriti un passato. Accompagnatemi voi, per il dilemma delle pagine bianche. A voi lo chiedo: se volete porvi in questa tragedia o se preferite lasciarla ingiudicata. Se il cielo azzurro vada istoriato o si prosegua sotto il cielo vasto, una falsa commedia. Tutto dev’essere raccolto in una densa crudeltà di brandelli. Troppo dev’essere ucciso, che si ripiega e sminuzza ordinato o sfatto.
– Allora, vàttene! Prima che ti chiami più forte! Oppure stai qui con coraggio, presso la voce che urla: “Nasci! Rinasci! / Se sei già / qualche volta nato”. Menti forte! Prima che il dilemma ti prenda, e non ascoltare, perché da qui / non tornerai più nelle isole semplici di cui saresti o passero o belva. Come sarei stato per sempre bene in silenzio prima d’aver conosciuto la parola! Taci per anni, che se la nostalgia / non ti prende, come il fuoco si frena in fumo, ti si farà davvero silenzio! Zittìscimi con risa allora, finché mi vergogni, ed essendo troppo solo, taccia anch’io!
Per ora, scusami d’una voce aggiunta al vocìo – che non faccia silenzio come dovrebbe, prima del coro; perché non parla per sé, ma raduna e chiama a raccolta il mondo, quel che più del mondo interessa, siamo la sua superficie e la sua dignità. Più umile e più superfluo di quanto sia mai stato, sèguimi. Amico mio! Si concentra qui il piu’ che posso. Vedo già piegarsi la luce sotto tale peso. Invece, mia farfalla, insegnami la lieve varietà del tuo volo, e alcuni fiori che tocchi saranno perciò tutti! E chiedo aiuto, perché non sia parte di un buffo volo solitario. Ancora l’ordine si scompigli.
Ora in silenzio, colleghiamo in silenzio. – Dovrei come un giullare recitare un’opera che vi interessi !? E divertirvi! Costruire l’uomo: le sue gambe, la pancia, la farfalla del suo spirito: Psiche – La dolcezza e la forza / per dimostrarvi che possiamo vivere / per qualche altra epoca ancora / e non siamo del tutto di nessuna. O dolci parole esistono ancora? O forti parole che ci commuovono? Io sono rimasto solo anima. Voi siete rimasti solo oggetti. Non potremmo incontrarci? Non so se questa prefazione avrà termine e perciò ci sarà mai altro, oltre la prefazione. – Uomo, tu taci ora? Ma, di te mi interessa e non dell’arte o del genere! Prima che tu giudichi, concedimi di giudicare. Si tratta poi di riprendere le fila di tutto il giudizio! Vàluta come brillano le parole e diverranno diverse sotto il battito giusto – Non ci saranno note nuove per questa musica, e delle parole più semplici non mancherà nessuna. Ma se vi direte: Io sto parlando di tutto; un brivido terribile le scandirà fra le più alte –
Farfalla Psiche, a te prego: mia musa! Se sia il caso d’avere un’anima – Ma spendi la vita per una cosa dubbia, ch’è dubbia essa stessa! – Ma ne vorrei due o mille, se potessi! E vorrei le vostre se le gettate. Solo vivendo s’acquistano / cose inconsistenti, e il nulla di un’anima assente, cercata, peserebbe di più, nel mio pianto, d’ogni tutto presente.
L’urlo che macina moduleremo in canto fino all impasto di creta , fino alla statua silenziosa. Sale e scende l’intenzione ambigua.
Se è naturale per la primavera svolgersi e placarsi d’inverno, per noi che siamo ambigui fra procedere o ritornare ogni punto è un dolore.. Sale e scende e s’intreccia il nostro dilemma. E ci lanciamo e stiamo; e camminiamo per prendere o fuggire? E stiamo per coraggio o rifugio? Scusatemi / della mia nuova esistenza ambigua, che barcollava per le pagine che erano bianche, vagando per le colpe in cerca di perdòno; – Voi che li vedete già in grate fitte… con la repulsione d’ogni nuovo cammino, che si sospetta già vissuto e già visto, o un destino da rivivere mille volte per castigo. Sale e scende e si intreccia l’intenzione ambigua e. Chi per le reti di pagine ch’erano bianche farsi accompagnare. Cosa s’impiglia nell’inganno di corallo leggero? Che rimane del mondo nella sua filigrana? Sciacqua e risciacqua da una brocca di roccia, il flutto si piega, e quando rimane vuota scintilla il suo velo.
Voce alta e continua, che parli costante della tua bellezza, riprendi il segno, dove ha stracciato il fascino per sdegno. E io, una vecchia fra le modelle, dico: Io! E la mia sapienza, sono più bella! Nelle sabbie mentali / un pullulare di motivi.
Voi, anime morte, per cui il passato è stanco, che avete blaterato del futuro senza soffrirlo.. Non c’è inizio e non c’è fine: tutto resta in un punto. –
Coro del compiuto e del rotto: Avrei voluto esistere di più, essere compiuto e non mostrare il modo.
Nelle sabbie mentale un pullulare di vocìo. Brulica e muove graticci, sabbia incoerente. Tutta dev’essere raccolta. Aiutatemi , venti a navigare eternamente solo . Tutto è in un punto e tutto va rovesciato.
Ma percorrevano un eco: ma percorso il tempo per sfidarlo, vento non lasci che l’eco si spenga. Ma dove? Dove? Chi? Di ciò che non può spegnersi: ciò che poteva essere. Brulica una colpa, in cerca di perdono. Vita, che ribalti ogni giudizio, per l’aria fresca e serena, io ti voglio inseguire. Non offenderti, mia vivace, che voglio solo danzare con te. Vita, irosa, per il turbine vasto , voglio con te mescolarmi. Non vendicarti; che non ti ho mai, come tanti, semplificato. Vita, che non so, per fasi alterne, ti seguo nella neve distesa a distanza e, come il cacciatore non mollo per riabbracciarti come l’amante, che torna sconfitto dal suo amore. Non si può vivere / senza di te, soprattutto. Ma quando brilli io gioco; perché solo con te / posso ancora giocare. E quando fosse e più profondo e unito di distanze velate, di forme, sfrondi fiero – Oh! L’orecchio è teso per uno spazio ampio – Il profondo è solo ondeggio fra le foglie. Eppure lotterò con te, amore della vita, che mi fai schiavo in una catena, in un nodo d’amplesso!)
Aiutatemi venti / a sibilare eternamente solo, portando come una dignità l’esser tradito, ma dolce intorno al viso per le voci, che con me si vogliano accompagnare .
Mi aiuti la salute e la pazzia. Mi aiuti il cielo e l’acqua, oh mente che scrivesti ciò ch’io vidi. Che tutto si raduni, e chi e che? E le speranze e il gelo e ogni fiato che sente – Oh, chi mi sente! Ciò che vorrà vivere sarà perciò creato. Oh, se mi ti porti! Di questo impasto senza bordi, per coagularsi.
CORO L’urlo che macina moduleremo in canto per un impasto di creta fino alle statue silenziose. Voi, anime morte, per cui il passato è stanco,e avete dissipato il futuro senza soffrirlo!
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